Il gioco, in Psicomotricità Funzionale®, è collegato al bisogno biologico che un individuo ha di agire, di esercitare un’attività che corrisponda alle proprie necessità ed è su questo che deve poggiare l’azione educativa, poiché traduce le caratteristiche individuali e personali di ciascuno. Il gioco permette al soggetto di manifestare la propria attività personale, spontanea e intenzionale indispensabile alla dinamica dello sviluppo, perciò è necessario evitare operazioni di tipo istruttivo e lasciare spazio alla funzione energetica, far vivere al bambino il piacere del gioco spontaneo, in modo che rinforzi la propria iniziativa, la propria autonomia, e promuova e sviluppi l’intenzionalità. Il gioco entra perciò nella metodologia della Psicomotricità Funzionale®, e in particolare si inserisce in quelle funzioni, energetica e operativa, che concorrono per stabilire, con espressioni motorie e verbali, una valida comunicazione con l’ambiente. Esse sono corredate dalla funzione di aggiustamento, che rappresenta l’efficacia dell’adattamento di un individuo all’ambiente; questi, nel recepire una reale libertà, ne riconosce limiti e imperfezioni. Nella Psicomotricità Funzionale® è attraverso l’intermediario del corpo e del movimento che abbiamo la possibilità di agire come equilibratori del nostro sistema energetico e si conferma che un gioco non si può sviluppare all’infinito in maniera anarchica, caotica, ma deve essere canalizzato, orientato, tenendo conto, ovviamente, sia degli interessi che delle motivazioni del soggetto, e per mezzo di esso avviare il processo di aggiustamento, quindi dal gioco fantasmatico dovrà passare a quello che gli consentirà di meglio inserirsi nella realtà. Ed è proprio su questo punto che la Psicomotricità Funzionale® si separa dalla psicanalisi poiché essa ritiene invece che lo sviluppo fantasmagorico continuo del gioco permetta il raggiungimento di un certo equilibrio individuale. Noi riteniamo che il gioco fantasmatico come lo intende la psicanalisi contribuisca a rinchiudere sempre di più il soggetto nei suoi problemi, per tale motivo si ritiene indispensabile il contatto con il concreto e perciò riportare l’azione alle funzioni operative che generano un adattamento determinato anche dall’intervento sistematico dell’educatore. Forse con la terapia psicanalitica si otterrebbe un miglior equilibrio affettivo del soggetto ma, un equilibrio può esistere allorquando si permette all’individuo di avere un contatto normale con la realtà, un impegno sul concreto, perciò oltre all’indispensabile attività ludica è bene confidare anche sui metodi attivi che consentono, sempre a partire da questa energia orientata e controllata, di realizzare esperienze che richiedono uno sforzo personale di adattamento. Nell’Analisi Psicomotoria Funzionale (APF) viene data rilevanza all’attività ludica realizzata spontaneamente come lettura della disponibilità relazionale, affettiva e di espressione.
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