Giochi educativi e metodi comportamentisti

Giochi educativi sono definiti i giochi voluti da Friedich Fröebel, sostenitore della concezione naturale dell’educazione e che lascia grande spazio alla necessità e ai desideri del bambino offrendogli l’opportunità di agire e di produrre per soddisfare così i propri bisogni senza limiti e costruire le basi del processo di formazione che lo porterà alla edificazione della propria personalità. Per Fröebel il bambino deve utilizzare una serie di giochi educativi che gli consentono di investire tutte le sue risorse e sviluppare l’intelligenza sensorio-motoria, di passare dal concreto all’astratto, di partire dall’intelligenza e perseguire la rappresentazione mentale dell’azione. Come si vede, dirà Le Boulch, ‘Fröebel, aveva già abbozzate le idee che Piaget ha approfondito poi in seguito’. Un pedagogista che si è basato sull’attività motorio-corporea, perciò si può dire è un precursore della Psicomotricità Funzionale® perché veramente ha dato molta importanza allo stimolo che un oggetto può dare al bambino per mettere in funzione l’aggiustamento motorio e permettere attraverso la scelta di confrontarsi con i dati dell’ambiente. Un precursore anche perché Fröebel pone inoltre in risalto l’importanza dello sviluppo funzionale che si realizza fra i 3 e gli 8 anni, un periodo di orientamento indispensabile allo sviluppo futuro da cui dipenderanno le acquisizioni successive, tale attenzione anticipa quella che de Ajuriaguerra più tardi definirà “Strutturazione dello schema corporeo’, suddivisa in stadi, lo stadio del corpo vissuto, del corpo percepito e del corpo rappresentato, un periodo assai intenso di esperienze che anche Fröebel ritiene degno di attenzione educativa in cui si sviluppa l’organizzazione della personalità del bambino. Una intuizione, quella di Fröebel, poiché ai suoi tempi il concetto di schema corporeo era sconosciuto, ma che oggi convalida in maniera scientifica la conoscenza sull’evoluzione percettiva che avviene fra i 3 e gli 8 anni e che riguarda la strutturazione dello schema corporeo, che da incosciente passa a cosciente, e la strutturazione dello spazio e del tempo. E sappiamo che è da questa organizzazione  percettiva che dipenderà la futura evoluzione intellettiva del bambino” (J. Le Boulch ISFAR-UPD).
A proposito Le Boulch pronuncia alcune interessanti riflessioni riconoscendo che:  “Ci sono autori che hanno delle intuizioni sorprendenti, per esempio l’intuizione di Freud che ha scoperto la funzione energetica senza allora poterla convalidare con dati neurologici, e Fröebel, che ha capito che c’era qualcosa di fondamentale in quel tratto di età che si andava strutturando per l’unità della persona. Due aspetti importanti sollevati da questi autori e che, se non sono seguiti a sufficienza possono generare forti ripercussioni nella scolarizzazione. Sono elementi funzionali di base senza i quali l’apprendimento non è realizzabile e nonostante ciò oggigiorno si pretende di insegnare a leggere e a scrivere a bambini che non hanno queste basi di riferimento e poi ci si meraviglia delle difficoltà che dimostrano negli apprendimenti. E ciò è vero per bambini senza difficoltà, a maggior ragione per i soggetti non sufficientemente abili, che per portarli pressoché tutti ad un certo livello di apprendimento e di scolarizzazione bisogna assolutamente passare attraverso lo sviluppo funzionale ed evitare i così detti metodi comportamentisti’ (J. Le Boulch ISFAR UPD).