Interviste

Interviste dal Congresso Psicomotricità Funzionale Jean Le Boulch
Firenze, Palazzo Vecchio, Salone de’ Dugento, 8 ottobre 2011

 

A margine del Congresso di Psicomotricità Funzionale® “Jean Le Boulch”, per la Redazione della Rivista Nuovi Orizzonti sono stati avvicinati alcuni relatori per rivolgere loro qualche domanda. Per prima abbiamo chiesto alla Prof. Letizia Bulli, Presidente del Congresso e dell’ASPIf Associazione Psicomotricisti Funzionali: il Congresso è dedicato ad un importante uomo di scienza, il prof. Jean le Boulch. Cosa ci può dire di lui?

È molto difficile per me, riassumere in maniera sintetica, il grande lavoro che ha fatto il prof. Jean Le Boulch. Mi soffermerò su alcuni principi di questa metodologia per far comprendere l’effettiva attualità e uso il termine universalità del lavoro che ha fatto il maestro Jean le Boulch.

Come sappiamo plurilaureato (scienze motorie, psicologia e medicina), ha saputo coniugare le sue diverse conoscenze in una scieenza e una metodologia capace d’intervenire su più situazioni, in un’ottica pedagogica educativa di aiuto alla persona, risaltandone così, le potenzialità e l’unicità individuale. Questo ha permesso di evitare l’omologazione di intervento che spesso ritroviamo in molte discipline “riabilitative-educative”.

Egli ha saputo trasmettere i suoi saperi, indicando ai vari psicomotricisti funzionali, la strada da percorrere partendo dall’osservazione in situazione libera, all’Analisi Psicomotoria Funzionale, per arrivare a progettare un intervento “cucito” addosso ad ogni persona, dove l’individuo diventa partecipe e protagonista attivo del proprio percorso. Il termine Funzionale, infatti, si concretizza, come già sostenuto, nel valorizzare le abilità, le potenzialità dell’individuo rispettandone l’unicità, e da queste partire verso un’evoluzione positiva e dinamica.

Tra gli altri ci siamo trattenuti con la Prof.ssa Paola Ricci, vice-presidente ASPIF e chairman del Congresso, alla quale abbiamo chiesto: lei e i professori Letizia Bulli e Guido Pesci siete gli unici formatori riconosciuti da Le Boulch. Come mai un così grande onore? E che cosa comporta per voi?

In seguito alla formazione in Psicomotricità Funzionale® io e la prof. Bulli abbiamo avuto in più occasioni l’onore di collaborare con l’ISFAR: prima per la messa a punto di Edumovement, una tecnica educativa a sostegno dell’intervento pedagogico clinico; poi con l’attivazione del workshop di Psicomotricità Funzionale in acqua, entrambi basati sui principi della Psicomotricità Funzionale® di Jean Le Boulch.

Attraverso queste esperienze abbiamo potuto approfondire e assorbire ulteriormente il valore scientifico e formativo di questa metodologia, nonché di applicarla e sperimentarla. Questo ci ha dato la grande opportunità di avviare una stretta collaborazione con Guido Pesci e Jean Le Boulch per la costruzione di quella che sarebbe poi diventata la Scuola di Psicomotricità Funzionale attuale, la riconosciuta da Le Boulch.

In quella occasione io, Letizia Bulli e Guido Pesci, abbiamo avuto il grandissimo onore di essere nominati suoi didatti-formatori, assumendoci così la responsabilità di far conoscere i suoi insegnamenti.

Come si inserisce la Psicomotricità Funzionale® nel panorama delle diverse scuole di psicomotricità?

Nell’ambito di questa disciplina esistono scuole che fanno riferimento a capi-scuola diversi e con basi teoriche differenti: un approccio pedagogico di tipo piagettiano, uno neurofisiologico, uno fisico-motorio, uno psicanalitico. Tutte sono però accomunate dalla consapevolezza che il corpo rappresenta il testimone fedele dell’individuo nella sua interezza e lo strumento attraverso il quale poter raggiungere anche lo spazio interiore.

Abitualmente si tende a generalizzare distinguendo due tipi di psicomotricità: la psicomotricità propriamente detta e la psicomotricità relazionale, dove la prima si distingue per l’approccio neurologico e la seconda per l’approccio psicodinamico.

La Psicomotricità Funzionale® in realtà è caratterizzata da un orientamento sistemico, permettendo, ogni volta, di avvalersi di un processo di analisi particolare che include aspetti neurofisiologici, pedagogici, mentali, affettivi, relazionali, motivazionali, motorio-posturali e operativi, che si influenzano vicendevolmente.

La Psicomotricità Funzionale® prende, infatti, in esame gli elementi significativi dello sviluppo della persona e consente di creare un approccio individualizzato e olistico con attività specifiche che lo sostengono e guidano l’individuo verso l’armonia dei sistemi.

Una sostanziale differenza fra Le Boulch e gli altri capiscuola riguarda l’età dei soggetti a cui si rivolge l’intervento educativo. Infatti, la Psicomotricità Funzionale® è l’unica che, proprio per il suo approccio sistemico, si rivolge a persone di tutte le età.

Ci siamo poi rivolti al Prof. guido Pesci, fondatore assieme allo stesso Le Boulch, della Scuola di Psicomotricità Funzionale di Firenze di cui oggi è direttore scientifico. Una scuola che, dopo la morte dell’illustre Professore francese, ne ha preso il nome. Una scelta conservatrice o un semplice tributo?

Se per scelta conservatrice si vuole intendere una scelta tesa a conservare e custodire il contributo scientifico e metodologico di Jean Le Boulch devo sinceramente dire che mi ritengo in obbligo per l’amicizia che ci ha uniti e per quanto egli mi ha dato in conoscenze e abilità, di dover continuare a vivacizzare gli interessi nei confronti di questa disciplina. I postulati e la prassi della psicomotricità funzionale si basano su principi e prove convalidate da risultati controllabili dal punto di vista scientifico, capaci di aiutare la persona a valorizzare le proprie risorse per mezzo del movimento in un insieme strutturato in modo da arricchirne lo sviluppo corporeo, modulare tutte le sue espressioni, accrescerne l’abilità e la stabilità emotiva. Un sicuro aiuto per tutti coloro che possono essere compromessi nelle funzioni motorie, sensoriali, cognitive e psico-affettive, e che la società ha la responsabilità di non disperdere.

Se aver dato il nome di Jean Le Boulch alla scuola per psicomotricisti funzionali di Firenze sia dovuto ad un tributo, devo chiarire che il nome della Scuola è stato concordato e stabilito assieme a lui, convinto come era che la sua Scuola di formazione ben trovasse a Firenze, culla della cultura e della scienza, la sede da cui promuovere nel mondo la formazione di professionsiti capaci di agire nel rispetto delle esigenze dell’individuo nella sua globalità e di soddisfarle attivando motivazione e intenzionalità, affidati ad un movimento che ritengono efficace, adatto a quella determinata persona in quel particolare momento.

Da direttore scientifico posso dire, tuttavia, che sono anche tributario persistente, assieme ai docenti della Scuola “Jean Le Boulch”, per l’impegno assunto di mantenere vivo il progetto del nostro antesignano, consapevoli che la collettività ha un grande bisogno di psicomotricisti funzionali.

Professor Pesci, Jean Le Boulch viene oggi giustamente celebrato nella città di Firenze. Un binomio quello Le Boulch-Firenze che sembra essere sempre stato inscindibile. Da dove trae origine?

Io, da presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti Ortofrenici (ASSIO), con sede in Firenze, lo convocai nel 1985 per prospettargli alcune iniziative. Siamo stati assieme due giorni per definire intese culturali e promozionali e, contemporaneamente, da fiorentino, non trascurai di fargli conoscere la mia città che da quel momento divenne anche la sua.

Dal 1986 condusse affiancato dalla sua assistente Renée Essioux i corsi biennali di Specializzazione in Psicomotricità, rilasciando il Diploma di Specializzazione e di Idoneità all’esercizio della tecnica, tenne seminari, partecipò assieme ad illustri scienziati, tra cui Monaigner, Mucchielli Bourcier da lui stesso convocati, a convegni e congressi. Fu l’inizio di una sua presenza assidua in Firenze e del suo processo di crescita e di mutazione che, nel 1996, lo portò al coronamento della Psicomotricità Funzionale. Una disciplina che da quel momento l’ISFAR® e il Centro Studi Specialistici Kromos, hanno promosso con fermento e potenzialità organizzativa. Per lui, che ha sempre considerato la città di Firenze come veicolo di saperi e di nuove prospettive scientifiche e formative, da cui diffondere la sua nuova scienza e accreditarla, il sogno si è realizzato. Oggi, nel Salone de’ Dugento il riconosciuto apprezzamento pubblico da parte delle autorità della Regione, della Provincia e delle autorità cittadine.

Tra gli altri relatori, la Prof.ssa Marta Mani ha mostrato un video sull’azione educativa della Psicomotricità Funzionale nella scuola dell’infanzia, un ambito applicativo in cui molti psicomotricisti funzionali hanno trovato soddisfazione. Ci può raccontare brevemente gli aspetti principali del video da lei presentato?

Il video mi ha permesso di mostrare una esperienza condotta nelle scuole dell’infanzia del Belgio basata sui principi della Psicomotricità Funzionale® di Jean Le Boulch. Una chiara documentazione di un iter da seguire se vogliamo intervenire con criteri di prevenzione ed offrire a ciascun bambino l’opportunità di una sana crescita individuale. Attività rivolte a stimolare la percezione corporea, l’appercezione del gesto grosso e fine-motorio, l’organizzazione spazio-temporali, acquisire abilità per stimolare gli orientamenti e gli equilibri, l’organizzarsi per riconoscersi ed avviarsi alla conquista di uno schema corporeo ed una maggior padronanza di sé.

Professoressa Mani, secondo lei la scuola, impegnata a arginare i problemi economici nonché ad affrontare la difficile sfida dell’integrazione sociale, ha bisogno di psicomotricisti funzionali? E se sì, che ruolo possono giocare all’interno dell’istituzione scolastica?

Il bisogno della scuola è quello di avere un personale insegnante preparato ad attuare i principi di Jean Le Boulch, è chiaro che con ciò non si arginerebbero immediatamente i problemi economici della scuola ma, sicuramente in seguito essa sarebbe posta nella condizione di essere più adatta a sviluppare abilità e disponibilità negli allievi e svolgere quel ruolo di indispensabile prevenzione per evitare di inseguire poi i disturbi negli apprendimenti. Il ruolo dello Psicomotricista Funzionale® si rende quindi indispensabile per garantire interventi con modalità convenienti ai bisogni educativi dell’individuo in base alla concezione funzionale dell’educazione, intesa come sviluppo della persona.

Oltre all’ambito scolastico dove trova applicazione la professionalità dello psicomotricista funzionale?

Lo Psicomotricista Funzionale è uno specialista che può operare come libero professionista o alle dipendenze di enti e istituzioni, capace di intervenire su soggetti di ogni età con modalità che sono proprie della disciplina strutturata da Jean Le Boulch e che vuol vedere affidato l’equilibrio psicoemozionale ad esperienze realizzate in un clima che aiuti la persona a trovare risposte organizzative da utilizzare con il minor impegno e il massimo vantaggio.


(Da Rivista Nuovi Orizzonti, Anno III° – n. 6 Luglio-Dicembre 2011 da pag. 34-37)