L’applicazione di principi psicomotorio funzionali ai corsi di acquaticità

La Psicomotricità Funzionale è la scienza fondata da Jean Le Boulch che si basa sul principio di educazione globale dell’uomo per mezzo del movimento (Pesci, 2011). La finalità per Le Boulch (1979; 2006; 2008; 2009) è lo sviluppo della persona, come condizione di un miglior adattamento del soggetto all’ambiente, affinché possa anche acquisire responsabilità nella vita sociale. Tale scienza è applicabile a qualsiasi persona, dal bambino all’anziano, e sostiene l’importanza per l’individuo di sperimentare e vivere delle esperienze attraverso l’uso del proprio corpo.

La Psicomotricità Funzionale può essere applicata al singolo soggetto, attraverso la realizzazione di un percorso individualizzato, oppure ad un gruppo di persone, con la finalità di aiutarle e sostenerle durante la loro crescita. Non si inserisce solo nel campo della problematicità, ma anche nell’ambito educativo, fungendo da importante strumento di crescita e sviluppo dell’individuo, favorendo e stimolando gli apprendimenti futuri. L’obiettivo primario è quello di creare nel soggetto un globale interesse per l’ambiente, favorendo nella persona il piacere, l’autostima, l’intenzionalità e la motivazione; aspetti importanti per aprirsi al mondo esterno (Pesci, 2011; 2012).

È lo stesso Le Boulch (Pesci, 2011; 2012), nel dare un riconoscimento scientifico alla Psicomotricità Funzionale, che ha analizzato anche le esperienze che possono essere realizzate in acqua evidenziando l’importanza che questo elemento ha nella vita dell’uomo. L’acqua contribuisce a facilitare il movimento, conferendo al corpo agilità ed armonia. nei movimenti. Il gioco in acqua ha il privilegio di ampliare le esperienze del soggetto ricoprendo un ruolo importante nella prevenzione (Pesci, 2011; 2012).

Il mio lavoro si inserisce nell’ambito educativo e preventivo in applicazione di principi della Psicomotricità Funzionale ai corsi di acquaticità, permettendo al bambino di vivere in maniera soggettiva ogni singola esperienza rivolta alla globalità e di arricchire il proprio bagaglio di apprendimenti, via via sempre più complessi.

Di seguito sono riportate le linee generali ed organizzative che ho mantenuto nella strutturazione dei corsi in acqua da tre mesi a 3 anni, apportando, con il variare dell’età, opportune modifiche.


Proposte nel primo anno di vita

L’esperienza prevede una parte fuori dall’acqua ed una in acqua. Nella prima parte viene proposto ai bambini dai 3 ai 7/8 mesi il dialogo tonico, quale principale canale di comunicazione e relazione con l’adulto, mentre ai bambini oltre gli 8 mesi viene proposto un lavoro di elaborazione sensoriale attraverso l’uso di diversi materiali ludici o semplici percorsi motori aventi lo scopo di permettere loro di relazionarsi con l’ambiente circostante attraverso la libera sperimentazione.

Una volta conclusi i minuti iniziali fuori dall’acqua ogni piccolo va a fare la doccia assieme al genitore sia per ragioni igieniche che, in particolare, per vivere uno scambio dialettico con finalità ludiche.

Nella seconda parte il lavoro in acqua è organizzato in due cicli, ciascuno composto da scambi dialogico-corporei tra adulto e bambino, immersione sott’acqua, gioco libero e improntati scambi relazionali. Il primo ciclo viene svolto tutti insieme mentre il secondo ciclo viene effettuato in gruppi distinti in base all’età dei bambini: dai 3 mesi ai 7/8 mesi e dai 8 mesi ai 12/13 mesi.

A quest’ultimo gruppo vengono proposte esperienze con diversi attrezzi/materiali, seguendo una determinata progressione nel rispetto dello sviluppo psicomotorio acquisito, mentre con il gruppo dei più piccoli continuano le esperienze corporee tra genitore e bambino, che non implicano la sola componente fisica, ma anche gli aspetti psico-affettivi e relazionali. Attraverso l’esperienza, bambino e genitore hanno la possibilità di vivere emozioni e stati d’animo, di farli risiedere nella loro memoria e di influenzare positive occasioni di intesa e di scambio future.

Analisi delle esperienze:

Esperienze di relazione corporea

In una fase iniziale si tende a proporre esperienze corporee in cui il bambino è rivolto verso il familiare, con la finalità di trasmettergli quella tranquillità e sicurezza, attraverso il contatto visivo e corporeo, indispensabili per permettergli di esplorare successivamente differenti posizioni del corpo in acqua: verticale, prona e supina, non possibili sulla vita terrestre, oltre a stimolare un continuo, costante, aggiustamento corporeo alla ricerca dell’equilibrio che in acqua è assai precario per la mancanza di punti di appoggio, con la conseguente opportunità di far acquisire al bambino un controllo tonico muscolare favorito per mezzo del dialogo tonico della relazione con l’adulto.

Occasioni di scambio dialettico con l’acqua adatte ad offrire al piccolo l’opportunità di sperimentarsi in presenza dell’adulto mediatore che lo agevola e lo incoraggia nelle diverse esperienze che compie, offrendogli proposte e sollecitazioni ludiche da renderlo disponibile ad accoglierle.

Esperienze d’immersione sott’acqua

L’immersione è un momento emozionante. La proposta delle immersioni deve seguire una determinata progressione e tener soprattutto conto del grado di disponibilità e serenità del bambino e dell’adulto nell’effettuare questa esperienza. La finalità dell’immersione è di permettere al piccolo di aggiustarsi ad un ambiente diverso da quello terrestre, disporsi ad accogliere e garantirsi un dinamismo respiratorio per ogni occasione di immersione, fino ad abbattere le resistenze e vivere l’atto come un momento positivo.

Esperienze di gioco libero e relazione  interindividuale

Le esperienze corporee e di immersione trovano spazi, occasioni e integrazioni con attività di gioco libero quale momento di ulteriore gratificazione e condivisione. Ogni coppia adulto-bambino ha la possibilità di vivere in autonomia e piena libertà questo momento in cui l’adulto può trasmettere al piccolo sensazioni piacevoli e rassicuranti. Al gioco libero per coppie possono essere proposte attività sonore e ritmiche che coinvolgano tutti, ogni coppia potrà interagire con le altre istituendo significative occasioni di socializzazione.

Esperienze con materiali di supporto

Queste esperienze che si avvalgono di diversi materiali di sostegno, vengono proposte a partire dagli 8 mesi, età in cui il bambino ha raggiunto un importante sviluppo psicomotorio, abilità motorie differenti e complesse, come per esempio: afferrare oggetti, strisciare, gattonare, arrampicarsi…. Lo scopo è di fargli acquisire una graduale autonomia nel movimento in acqua nel rispetto del suo bisogno di essere libero nelle mani e nelle braccia per svolgere movimenti, prendere oggetti e sostenersi.

Attraverso questa libertà di movimento ed autonomia il bambino ha la possibilità di conoscere ed entrare in contatto con l’altro aprendosi ulteriormente all’ambiente esterno, e la possibilità di lavorare sul controllo tonico, sull’equilibrio in sospensione e sull’aggiustamento posturale. Per favorire tutto questo vengono proposti materiali diversi di supporto diminuendo gradualmente il sostegno fino ad eliminarli del tutto. Compito del genitore è quello di aiutare il bambino solo in caso di necessità, stimolarlo ma renderlo libero nel rintracciare un proprio aggiustamento in diverse situazioni.

Proposte nel secondo anno di vita

Le proposte in acqua, avvengono nel rispetto di un monitoraggio costante delle abilità che durante il secondo anno di vita il bambino raggiunge. Lo sviluppo psicomotorio funzionale lo rende abile e capace di investire più tempo nelle esperienze che gli vengono proposte tanto che il corso può adesso raggiungere la durata di 40 minuti di cui alcuni fuori dall’acqua.

Un particolare momento quest’ultimo in cui, assieme all’adulto, in preparazione ai giochi in acqua, gli può venir data la possibilità di organizzare attività come il trasporto di oggetti, il travaso da un contenitore all’altro, utilizzare incastri ed avere la possibilità di scoprire e sperimentare il materiale che gli verrà proposto successivamente in acqua. Saranno proprio questi supporti che lo aiuteranno a incentivare spostamenti e raggiungere abilità nella pedalata sempre più efficace.

Potenzierà il tono e l’aggiustamento posturale per mantenere l’equilibrio anche negli spostamenti in acqua. Per quanto riguarda le immersioni, ora il bambino è in grado di fare brevi spostamenti sott’acqua, aggrapparsi ai sostegni (il genitore, il bordo vasca o un materasso) e riemergere. Se ha frequentato il corso con continuità, sostenuto dall’adulto, riuscirà a spostarsi per tratti più lunghi con il capo fuori e dentro l’acqua. L’altro obiettivo fondamentale è quello di favorire maggiori occasioni di interazione con i coetanei e ciò è realizzabile attraverso la proposta di giochi divertenti e capaci di coinvolgerli in una collaborazione collettiva. Man mano ci si avvicina alla fine del secondo anno si potrà assistere ad una graduale autonomia che lo porterà a staccarsi gradualmente dal genitore.

Analisi delle esperienze:

Esperienze di relazione corporea

Il bambino svolge assieme al genitore esperienze a corpo libero, come: tuffi dal bordo, immersioni, spinte dal bordo in posizione prona e supina e spostamenti autonomi dal bordo al genitore. In seguito a questo primo momento viene dato ad ogni bambino l’occasione di sperimentare per qualche minuto , liberamente i “salamini” un materiale di supporto che lo accompagnerà poi per tutto il tempo. Dopo aver familiarizzato con i “salamini” e dimostrata la disponibilità ad accettarli, due di questi saranno posizionati dietro la schiena, ciò che gli permetterà di muoversi già intorno ai 14 mesi assai liberamente nello spazio acqueo. Indicativamente a sedici mesi uno dei due verrà sgonfiato progressivamente e il bambino sarà in grado di muoversi in autonomia sostenuto da uno solo, utilizzato ogni volta per tutta la durata del gioco.

Esperienze cognitivo/simboliche

L’adulto propone i giochi e lascerà che tra questi il bambino realizzi una scelta autonoma. Possono venire proposti giochi come il trasposto di oggetti da un lato all’altro della vasca, il mettere dentro o tirare fuori oggetti dall’acqua o da un contenitore, giochi di costruzione (es. una casa, una torre…), incastri ecc. Il materiale utilizzato è vario e può comprendere inoltre palline colorate, cerchietti, lego, immagini plastificate, bottiglie rumorose e puzzle. Tante occasioni gioco sostenute dal principio della psicomotricità funzionale che vuole ottenere per mezzo di esse uno sviluppo globale e perciò il genitore capace di partecipare all’attività ludica, trasmettendogli sicurezza, fiducia e impulsi all’intenzionalità.

Esperienze sensomotorie

Viene proposto ai bambini un percorso motorio composto da materiale di vario tipo, come: tappeti di diversa dimensione e consistenza, cerchi, tunnel e scivolo. L’obiettivo è quello di favorire nel bambino una globale sperimentazione motoria, mettendo in atto gli schemi motori di base acquisiti (camminare, correre, saltare, rotolare, strisciare, arrampicarsi e lanciare).

Ad ogni incontro, tenendo conto delle disponibilità e delle resistenze si dovrà proporre un percorso innovativo, durante il quale al bambino verrà lasciata la possibilità di divertirsi e di sperimentare autonomamente. Tali giochi potranno permettere ai bambini di effettuare anche brevi immersioni e tuffi. I tuffi possono essere proposti di vario tipo: dal bordo, dal tappeto o dallo scivolo, nel rispetto dell’interesse, della motivazione e dell’intenzione di ogni singolo bambino.

Proposte nel terzo anno di vita

Il corso ha una durata di 40 minuti per incontro, si svolge interamente in acqua e persegue obiettivi ogni volta commisurati alle potenziali capacità del bambino, pur con difficoltà diverse per stimolarlo ad acquisire nuove abilità. All’inizio vengono proposti spostamenti prolungati con l’utilizzo del salamino o del tubo, sgonfi, posto davanti sotto alle braccia, seguono esperienze a corpo libero, giochi cognitivo-simbolici, esperienze senso-motorie, gioco libero e tuffi.

Per quanto riguarda le immersioni il bambino acquatico a questa età è in grado di svolgere spostamenti sott’acqua, riemergere ed aggrapparsi a sostegni. Durante gli incontri inizia anche ad interagire maggiormente con l’istruttore ed i coetanei, distaccandosi gradualmente dal genitore. Differentemente dalle esperienze condotte fino ai tre anni ad ogni incontro viene introdotta una storia, la quale funge da sfondo integratore dell’incontro, un percorso in cui egli è attore motivato a partecipare con entusiasmo. In queste occasioni narrate egli è impegnato a giocare, utilizzando le mani per afferrare oggetti e le gambe per pedalare o camminare, riuscendo a spostarsi per tratti più lunghi con il capo fuori e dentro l’acqua, e se inizia a toccare il pavimento della piscina con i piedi gli viene progressivamente tolto qualsiasi supporto al fine di renderlo il più possibile libero ed autonomo negli spostamenti e incentivato a raggiungere nuove conquiste.

Analisi delle esperienze:

Poiché gli incontri si svolgono interamente in acqua e vengono alimentati da una storia diversa ogni volta, filo conduttore e motivante le esperienze, si possono prevedere esperienze a corpo libero come spinte dal bordo in posizione prona e supina, spostamenti per la vasca verticali o proni con supporti minimi o senza, galleggiamento o trascinamenti in posizione supina con il supporto del genitore o senza alcun supporto, immersioni per raggiungere un oggetto desiderato o tuffi, in esposizione e in sequenza ai contenuti del racconto che potrà anche prevedere l’imitazione degli animali, e giochi con scopi cognitivi. L’incontro si conclude con un momento di gioco libero e tuffi, in cui ogni bambino è libero di svolgere l’esperienza che preferisce assieme al genitore o ai coetanei.

Oltre ad essere un’esperienza utile, rappresenta un momento di grande divertimento. Gli obiettivi consistono nel favorire l’acquisizione di un certo equilibrio, potenziare il controllo tonico, accrescere le abilità negli aggiustamenti posturali, l’aggiustamento allo spazio, e una maggior disponibilità di relazione con l’ambiente, stimolare il bambino ad acquisire nuovi apprendimenti, sviluppare l’interesse, la motivazione e l’intenzionalità.

Conclusioni

Al termine di queste esperienze ho avuto modo di rilevare alcuni vantaggi e risultati ottenuti nei corsi di acquaticità per bambini dai tre mesi ai tre anni, ai quali ho applicato suggerimenti e integrazioni provenienti dalla Psicomotricità Funzionale.

Ho riscontrato una maggiore partecipazione da parte dei bambini alle esperienze proposte ed un’apertura nei confronti dell’ambiente circostante (oggetti, persone e spazi); un globale benessere in acqua da parte del gruppo ed un accrescimento generale della motivazione e dell’interesse di ogni singolo bambino e degli adulti; un maggior controllo tonico da parte dei bambini, che hanno acquisito una maggiore capacità di spostamento autonomo in acqua ed una migliore capacità di rilassamento e distensione (galleggiamento supino in autonomia); una maggiore capacità d’instaurare una relazione tonica con l’adulto, assumendo un atteggiamento attivo nel contesto acquatico.

Attraverso esperienze sull’equilibrio, sulla coordinazione dinamica generale (camminare, saltare, gattonare,…) e giochi cognitivo-simbolici e motori (come per esempio: percorsi fuori e dentro l’acqua, trasporti di oggetti, incastri…) ho riscontrato, e con me i genitori, un progresso nello sviluppo globale del bambino sia in acqua che fuori dall’acqua, un rafforzamento di alcune abilità psicomotorie acquisiste precedentemente (es. camminare con maggiore sicurezza, gattonare con più velocità) e l’acquisizione di nuove abilità psicomotorie.

Alcuni genitori, nel periodo in cui il figlio svolgeva il corso, hanno anche rilevato: una maggiore regolarità nel sonno, un effetto distensivo e rilassante che si era verificato in alcuni soggetti anche in acqua in seguito ad un lavoro sul tono muscolare. Dai risultati osservati ben si capisce quanto i corsi di acquaticità condotti ispirandosi alla Psicomotricità Funzionale siano utili ai bambini di età compresa fra la nascita e i tre anni, non soltanto nello spazio esclusivo dell’ambiente acquatico, ma nel contesto di uno sviluppo globale della persona anche fuori dall’acqua. Una preziosa risorsa per aiutare i bambini e i loro genitori a porre le basi di una crescita armonica ed equilibrata.

Valentina Monari

 

BIBLIOGRAFIA

Le Boulch, J. (1979). Educare con il movimento. Roma: Armando.

Le Boulch, J. (2006). Verso una scienza del movimento umano. Roma: Armando.

Le Boulch, J. (2008). Lo sviluppo psicomotorio dalla nascita a 6 anni. Roma: Armando.

Le Boulch, J. (2009). Lo sport nella scuola: psicocinetica ed apprendimento motorio. Roma: Armando.

Pesci, G. (2011). La Psicomotricità Funzionale: Scienza e metodologia. Roma: Armando.

Pesci, G. (2012). Teoria e pratica della Psicomotricità Funzionale. Roma: Armando.

(Da Rivista Nuovi Orizzonti, Anno V° – n. 9 Gennaio-Giugno 2013, pagg. 16-19)