L’Attenzione in Psicomotricità Funzionale

L’attenzione è una funzione sia fisica che mentale che ha per scopo di mantenere per tempi adatti il “fuoco” “sull’oggetto”, implica di mettere in gioco le vigilanze specifiche dirette ed orientate dalla motivazione. L’attenzione si manifesta con particolari modifiche dell’atteggiamento posturale e dello sguardo che si fissa e si orienta verso il centro di interesse. È caratterizzata dalla selettività, dalla durata e dall’intensità. La selettività riguarda la capacità di mettere selettivamente a fuoco gruppi diversi di stimoli. Il fuoco rappresenta il gruppo di stimoli sui quali l’attenzione viene selettivamente a fissarsi. La durata è il periodo di tempo durante il quale vengono mantenuti attivi i costrutti mentali per operarvi sopra il livello di attivazione dell’attenzione, intensità che dipende sia dalla motivazione che dalla proprietà, degli stimoli. “L’attenzione è un aspetto della veglia ed è strettamente connessa alla regolazione dell’attività motoria e quindi al tono. Vediamo qual è la legge che unisce il tono all’attenzione. Quando parto da un tono basso ho un’attenzione bassa nello stesso tempo, se il tono aumenta per un certo periodo di tempo, la vigilanza aumenta parallelamente al tono. È facile constatare questa cosa in un soggetto con ipotonia, Egli non ha ancora la capacità di essere attento e di concentrarsi, quindi per aumentare le sue capacità di vigilanza, bisogna aumentare il suo tono, con tutte le tecniche di stimolazione che a volte vengono utilizzate con soggetti handicappati giovani. Se si va ad agire con queste tecniche di stimolazione sul tono per fare avere poi le conseguenze anche sulla vigilanza e sull’attenzione. Ma se il tono continua ad essere aumentato troppo, cioè al di là di una certa soglia, la vigilanza, al contrario cala rapidamente, e il soggetto troppo agitato con un tono troppo elevato non ha vigilanza. C’è quindi, una soglia ideale di attenzione, che è caratterizzata da un certo livello di tono. Si evidenzia, così, l’importanza del lavoro che si fa sul controllo tonico. Per agire sul controllo tonico bisogna utilizzare delle pressioni esterne perché poi in seguito, il soggetto acquisisca l’autonomia del suo controllo tonico. Ma all’inizio il controllo tonico sui bambini si può ottenere appoggiando solo su pressioni esterne (i genitori limitano il tono del bambino quando è ipertonico). In Psicomotricità Funzionale® si può agire sulle pressioni in maniera diversa: per esempio abbiamo constatato in particolare nelle esperienze di aggiustamento. All’inizio si lascia la libertà alle persone di utilizzare il materiale come meglio credono e si tratta di soggetti sufficientemente controllati, e canalizzano l’attività nei suoi limiti. Invece coloro che hanno un tono molto elevato e sfuggono al controllo tonico, necessitano di un intervento esterno che possa riportare il tono su livelli ragionevoli. In quel caso si esercita un limite proveniente dall’esterno. Cioè l’educatore dice: attento, se continui così, puoi ferire qualcuno, puoi fare del male e col fatto che ci sono gli altri, il soggetto limita di fatto la propria attività. Ci sono tanti modi di dire semplicemente di calmarsi; ma non serve a niente perché se l’individuo cerca di rispettare la consegna, aumenta ancora di più il suo tono e aumenta di più la sua agitazione. Invece la strategia di intervento dello Psicomotricista Funzionale® è diversa, sposta l’attenzione dell’individuo sull’aggiustamento, sposta l’attenzione del soggetto sulle condizioni spaziali, dall’aggiustamento al percettivo, verso l’attenzione” (J. Le Boulch, ISFAR-UPD).