La Psicomotricità Funzionale® ha il compito di studiare le funzioni su cui intervenire utilizzando il movimento, l’interfunzionalità e l’interrelazione delle diverse manifestazioni, significa conoscere i punti di forza e i punti deboli e creare i presupposti per un’esperienza di sviluppo e per risvegliare ogni nuova capacità di adattamento all’ambiente. Per questo in Psicomotricità Funzionale® si impone una analisi funzionale complessa, rivolta oltre che all’analisi del movimento, all’analisi psicologica e biologica della condotta, a tener conto della fitta rete delle funzioni biologiche, neurologiche e psico-affettive, tre piani su cui muoversi e che corrispondono ai tre quadri funzionali, al Quadro Biologico, Quadro Neurologico e Quadro Funzionale. Nei quadri Biologico e Neurologico vengono esposte tutte le funzioni proprie di queste configurazioni, in quello funzionale sono comprese e illustrate le condizioni di interazione tra l’ambiente e le funzioni operative ed energetiche nelle differenti età. Il Quadro Funzionale rappresenta quindi l’insieme delle funzioni psicomotorie, operative ed energetiche, messe in gioco dall’organismo in interazione con l’ambiente, e illustra il significato e il meccanismo delle diverse funzioni. Le Funzioni Operative riguardano tutto ciò che serve per agire nell’ambiente, comprendono la Funzione di Aggiustamento e la Funzione Senso-Percettiva e si evolvono dal periodo della fecondazione fino all’età adulta, si completa quindi con l’analisi dei vissuti che promuovono la percezione del proprio corpo o funzione di interiorizzazione, le tappe evolutive per il passaggio dallo schema corporeo inconscio a quello cosciente e la disponibilità corporea nella relazione. La nozione di schema corporeo per Le Boulch, si trova al centro dell’idea di disponibilità che si ha del proprio corpo e nello stesso tempo è al centro della relazione vissuta universo-oggetto. Si può dire perciò che un buon accomodamento al mondo passa attraverso lo stabilirsi di buone relazioni con il proprio corpo. Così lo schema corporeo diviene fondamentale per l’azione in generale e ogni alterazione o incertezza, una cattiva strutturazione o turba dello scherma corporeo, può essere causa di un corollario di difficoltà nella relazione soggetto-mondo, tra cui lentezza, goffaggine, incoordinazione e insufficienza nella dissociazione, disabilità nella organizzazione e strutturazione ritmica e spazio temporale, disordini a cui spesso si aggiungono sensazione di inadeguatezza e insicurezza nell’agire e nell’essere, alterazioni della motivazione e intenzionalità con conseguenti alterazioni comportamentali. Da qui si comprende quanto e quale danno può provocare una scarsa evoluzione dello schema corporeo che possiamo già evidenziare nell’età scolare, nel momento in cui l’allievo necessita di tutte queste abilità per non incorrere nei disturbi dell’apprendimento a cui può seguire l’aggravante del dramma giornaliero sul piano relazionale e caratteriale. Le funzioni operative, legate alle funzioni del sistema muscolare, scheletrico, ai sensi (dentro di me), e all’attenzione sugli stadi della strutturazione dello schema corporeo, si completano e si integrano nel Quadro Funzionale con le Funzioni Energetico-Affettive, gli aspetti relazionali o psico-affettivi (fuori di me), come il soggetto percepisce l’ambiente esterno e come interagisce con esso, elementi che permettono di seguire la legge di concordanza tra l’attività motoria e il tono.
È da questi quadri che è possibile compiere un’analisi funzionale, osservare la condotta, valutare la qualità della risposta agli stimoli, conoscere i processi mentali che la regolano e l’intenzionalità che conduce all’azione. Ed è da questa analisi che si può definire un conseguente intervento indirizzato ad ottenere l’opportuno adattamento alle situazioni-problema a seconda delle necessità dei singoli soggetti.
Guido Pesci