Psicomotricità Funzionale®. No ai sistemi addestrativi

Addestrare è rendere una persona abile ad una performance raggiunta con ripetuti esercizi o con un costante allenamento con cui si cerca di far acquisire per costrizione o su comando determinate prestazioni e comportamenti. Intervento attuato facendo leva soprattutto sull’uso del condizionamento e del rinforzo, con sistemi che inseguono processi ristretti all’elementarietà, sostenuti da modalità ripetitive, monotone, coartative, proprie di un’educazione zoofiliaca, ingannevole fascino di una politica della solidarietà. È un criterio che viene scelleratamente utilizzato perfino da quanti sono impegnati ad aiutare la persona in difficoltà e che si affidano a sistemi addestrativi come le schede e i programmi sostenuti da esercizi, anziché appellarsi ad un intervento rivolto alla globalità in cui si chiede di mantenere attivo il livello della funzione energetica, cioè l’interesse a confrontarsi con le diverse situazioni e trovare avvio all’investimento delle proprie risorse, prendere iniziative e mantenere viva l’intenzionalità. A proposito Jean Le Boulch afferma: “La Psicomotricità Funzionale® deve evitare i movimenti ripetitivi, freddi puramente meccanici, finalizzati all’addestramento di un corpo come oggetto passivo, caratterizzati da meccanismi di feed-back, da aut-put motorio e in-put sensitivo, da un loop cibernetico, interessati alla sola qualificazione funzionale. L’esperienza deve poter penetrare i confini della fisicità e, con sforzo interpretativo, fare lettura delle essenze interiori dei processi dinamici e quindi non limitarsi ai bisogni fisionomici bensì muovere verso il dinamismo unificante che presiede all’immagine di sé, al processo di sviluppo e di formazione della personalità” (J. Le Boulch, ISFAR-UPD).