Il 1991 è l’anno in cui Jean Le Boulch si è impegnato a consolidare i principi della nascente Psicomotricità Funzionale® sostanziata dalla necessità di passare dal sintomo all’Analisi Psicomotoria Funzionale (APF) del sintomo, di studiare il movimento come modo di espressione della condotta globale del soggetto, e di impiegare i valori che si ispirano alla corrente fenomenologica. Le Boulch legittima il termine “funzionale” dato alla psicomotricità, tenendo conto delle funzioni biologiche, delle varie funzioni del SNC e la loro organizzazione gerarchica, guidato dal principio sistemico che gli permette di considerare l’organismo un sistema in rapporto con altri sistemi con cui l’individuo stabilisce delle relazioni (gruppi, famiglia, persone, oggetti), sostenuto dalle concezioni funzionali di Claparéde (1873-1940) e della corrente funzionalista americana di Dewey (1896;1897). Con Dewey condivide il concetto di adattamento, ossia l’importanza per un individuo di adattarsi all’ambiente sociale, e di Claparéde accoglie la concezione funzionale che mette l’accento sull’importanza di partire dai bisogni per sollecitare l’attività e di tener conto dello sforzo che il soggetto compie per soddisfare le proprie coesistenti necessità biologiche e sociali. In questo anno egli ci offre in una prima definizione della Psicomotricità Funzionale®: “La Psicomotricità Funzionale® non è una facoltà particolare né una tecnica, è un procedimento globale e pluridisciplinare che tiene presenti gli sforzi d’aggiustamento motorio del soggetto nelle diverse situazioni in cui è chiamato a risolvere il problema in base a quella situazione, e contribuisce all’organizzazione funzionale e alla condotta dell’atteggiamento umano sia che essa sia strumentale o mentale. La Psicomotricità Funzionale® si applica sia a coloro che hanno uno sviluppo normale o che presentano disarmonie o sono disabili, e a soggetti di ogni età, lo scopo non è l’apprendimento di una cosa, ma l’agire sullo sviluppo funzionale della persona al fine di facilitargli l’apprendimento” (J. Le Boulch, UPD “Scuola Jean Le Boulch”, ISFAR-Firenze). Scienza di esperienza che dà significato allo sviluppo funzionale in stretta connessione con attività agite per mezzo del movimento e l’aspetto relazionale. Disciplina in cui la struttura dell’organismo e del comportamento sono le basi per capire l’importanza del corpo come supporto dell’attività della persona, un “corpo proprio”, apertura dell’Io al mondo, dimensione attraverso la quale Io scopro la complessità e la varietà dei rapporti che mi legano al mondo. “La mia posizione-dirà Le Boulch-è vicina a quella di Wallon che ha difeso la necessità di una educazione attraverso il movimento da applicare a tutti i soggetti in sviluppo e quindi di tutte le età. La finalità della nostra azione sull’uomo è lo sviluppo della persona, come condizione di un migliore adattamento del comportamento alle norme socio-culturali e dell’acquisizione della responsabilità nel quadro della vita sociale” (J. Le Boulch, UPD “Scuola Jean Le Boulch”, ISFAR-Firenze).
Guido Pesci