La danza come modalità espressiva

 

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“La danza è l’espressione della vita attraverso il corpo”, con questa espressione di Mauss (M. Mauss, Sociologie et anthropologie, PUF, Paris 1968) Jean Le Boulch apre il capitolo La danza come modalità espressiva nel suo volume dal titolo Mouvement et developpement de la personne, Vigot (1995). Si legge che la danza è di natura espressiva, ovvero manifesta uno stato vissuto dalla persona ed il suo significato non dipende da una finalità esterna, bensì rimanda alla stessa persona che danza. Per l’osservatore, la comprensione degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti del danzatore, passa per l’osservazione dei suoi atteggiamenti, della sua mimica, dei suoi sguardi e dei gesti espressivi. L’espressività riguarda ciò che la persona vive sul piano degli affetti e delle emozioni, rappresenta cioè l’aspetto osservabile delle fluttuazioni della funzione energetico-affettiva al momento delle interazioni individuo-ambiente. La danza inserisce il corpo in uno spazio occupato in relazione con altre persone, di fatto necessita la padronanza del fattore tempo ed energia. È stato Rudolf von Laban per primo a fornire alla danza le sue basi teoriche, apportando la conoscenza dei supporti scientifici sui quali essa si fonda: tempo, spazio ed energia, e Le Boulch ha da sempre fatto riferimento agli assunti espressi da Laban durante le formazioni nella Scuola di Psicomotricità Funzionale in Firenze.

A Laban, diceva Le Boulch, dobbiamo un attento studio sul linguaggio del movimento corporeo sostenuto dal principio che “come si conoscono le singole parti componenti del linguaggio parlato così è possibile analizzare e descrivere gli elementi del movimento corporeo, tra cui il Corpo, la Qualità Dinamica, la Forma, lo Spazio, il Fraseggio, il Significato, il Motif, dando l’opportunità di sviluppare lo stile personale cinetico”. Laban studia il movimento evidenziando ogni parte del corpo che si muove e come si muove dando forma allo spazio, all’impulso ritmico-dinamico e con esso alla forza, allo spazio, al tempo e al flusso. L’arte del movimento trova specifiche nella coreografia, o scrittura della danza, nella coreologia, o studio delle leggi grammaticali e sintattiche che governano il linguaggio del movimento, nella coreutica, o studio delle “forme armoniche” del movimento (ISFAR UPD). Ai riferimenti he Jean Le Boulch fa su Robert Laban aggiunge quelli di George Demeny trovando in ciascuno di questi studiosi utili indirizzi per rendere armonico e dialogante il movimento.

Guido Pesci