Il linguaggio verbale non è una semplice riproduzione di formule linguistiche adattate ad un contesto socio-culturale, bensì è un processo complesso che implica l’intenzionalità del soggetto che ha il desiderio di comunicare con altre persone, ed è questo che conferisce al messaggio il suo valore espressivo. Consideriamo quindi il linguaggio verbale integrato dalle modalità psicomotorio funzionali.
L’intervento psicomotorio funzionale dovrà rivolgersi ad eventuali limitazioni della “funzione di veglia”, ossia quali ostacoli frenano la possibilità di un soggetto nell’orientare la sua attenzione verso l’ambiente ed interessarsi ad esso, quali condizioni compromettono quindi lo sviluppo del linguaggio, tenendo conto che la “funzione di veglia” è la funzione psicomotoria funzionale che si manifesta sul piano motorio con delle alterazioni di tono (ipotonia e distonia) e con deficit della funzione di vigilanza, tra i quali il più grave è il sintomo autistico.
Per intervenire non faremo nessuna ipotesi eziologica, ci appelleremo alla nostra analisi funzionale e ad un procedimento educativo in funzione dei risultati oggettivi ottenuti che variano secondo l’eziologia, con conseguenti interventi pratici, partendo da ciò che è necessario, influenzati dagli atteggiamenti positivi dello specialista. Diversi sono i problemi posti dall’origine del linguaggio, specie con disturbo già strutturato o da interventi ritardati. In tal caso si impone un’azione precoce di stimolazione senso-motoria fin dalla nascita o poco dopo, non appena viene diagnosticata una disabilità. Tutto quanto descritto si deve integrare dell’aggiustamento motorio e dell’aggiustamento verbale. A proposito dobbiamo affermare che la funzione di aggiustamento è una funzione globale esercitata dal sistema nervoso centrale, un canale di comunicazione intermedio tra gli organi sensoriali e le strutture effettrici da cui dipendono i movimenti e il linguaggio.
Con le attuali conoscenze di neurofisiologia e di neuropsicologia è impossibile concepire due studi funzionali paralleli che si occuperebbero uno del movimento e l’altro del linguaggio e delle funzioni mentali. Il sistema è un sistema funzionale complesso che implica la messa in gioco delle funzioni psicomotorie e delle funzioni cognitive dalle quali dipende il linguaggio. È dunque nel suo confronto attivo con l’ambiente che il bambino riesce ad accedere alla permanenza dell’oggetto e alla possibilità di legare la rappresentazione mentale che la sottintende al simbolo verbale corrispondente. Prima però di giungere a questa relazione tra significante e significato, il bambino passa attraverso uno stadio sincretico e i primi termini che egli usa sono dunque legati ad una situazione o ad un insieme di situazioni, di cui egli non costituisce che uno degli elementi. É perciò nella situazione di aggiustamento che si realizza la prima esperienza di verbalizzazione intenzionale, a partire dal materiale sonoro acquisito nel corso del periodo prelinguistico fortemente influenzato dall’ambiente socio-culturale e dalla esperienza affettiva.
Le prime parole non sono dunque degli strumenti di pensiero, ma i significanti indifferenziati di un significato multiforme, ed hanno la funzione di accompagnare i procedimenti concreti dell’intelligenza senso-motoria e, anche se partecipano alla comunicazione, non ne sono ancora il mezzo.
Questo procedimento che associa la scoperta dell’ambiente e la verbalizzazione, si realizza in maniera naturale nel bambino quando l’ambiente non frappone ostacoli. Nel soggetto disabile e soprattutto nel disabile mentale, l’aiuto dell’adulto non si deve focalizzare unicamente nella acquisizione delle abilità sociali. Al contrario, bisogna partire dall’ipotesi che ogni essere umano dispone di sé sia della capacità di trattare una informazione sia di quella di mettere in opera questa possibilità.
Un tratteggio occorre darlo anche per l’evoluzione della funzione simbolica che, pur non essendo una funzione psicomotoria funzionale, pone le sue radici nell’attività senso-motoria ed è in seguito strettamente legata allo sviluppo psicomotorio. Il linguaggio simbolico non può essere concepito senza ricorrere all’immagine mentale che è concomitante con l’accesso alla permanenza dell’oggetto. Questo stadio è preparato dall’insieme dei mezzi di espressione ed in seguito di comunicazione mnemonico-gestuali utilizzati dal bambino per stabilire delle relazioni con il proprio ambiente umano. Abbiamo messo in evidenza che il linguaggio sarà un prolungamento di questa forma di comunicazione nella misura in cui gli scambi affettivi del bambino e del suo ambiente conservano il bisogno di contatto e di comunicazione. Nel periodo linguistico che inizia verso 12-15 mesi i primi elementi del linguaggio non sono capiti al di fuori del loro contesto situazionale nelle situazioni di aggiustamento. La parola fa allora parte della situazione. È questa la ragione per la quale l’aggiustamento intenzionale che si esprime con il desiderio di appropriarsi di tale e talaltro oggetto, corrisponde ad una situazione privilegiata per indurre al linguaggio.
Abbiamo richiamato il ruolo della psicomotricità funzionale nei deficit profondi della funzione di veglia osservati nelle ipotonie importanti e nell’autismo. Ma esistono altre disorganizzazioni di queste funzioni che hanno ripercussioni sul linguaggio e che hanno bisogno dell’educazione psicomotoria funzionale per il risveglio, e sono i disturbi dell’equilibrio tonico, non dimentichi che l’attività fondamentale e permanente del muscolo è la contrazione tonica che forma il fondale delle attività motorie e posturali. E pure che la funzione di veglia da cui dipende il passaggio dall’espressione alla comunicazione, si traduce contemporaneamente sul piano del tono muscolare e della vigilanza corticale da cui dipende l’attenzione percettiva. Queste considerazioni spingono a capire l’importanza di una adatta spiralizzazione che un’azione precoce, che dà priorità all’attivazione delle funzioni psicoaffettive, può favorire per promuovere l’evoluzione delle strutture sensoriali e assicurarne l’integrazione progressiva. Da qui perciò possiamo cogliere quanti siano i problemi posti da interventi ritardati e da interventi settoriali e quanto questi siano inconcludenti.
Tratto da: Pesci, G. e Zoccolini, L. (2014). Linguaggio verbale e tonematico nel principio prossemico. Firenze. Edizioni Scientifiche ISFAR Firenze.